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26 mar 2011

Tsunami devastanti sul Mediterraneo? Il caso di Messina del 1908, mentre il Marsili si è risvegliato

Timori per lo tsunami, il rischio è presente per l'Italia: il distruttivo terremoto del 1908 con annesso maremoto

Grande apprensione per l'attività del vulcano sottomarino Marsili, che da segni di risveglio, con conseguente incremento del rischio di maremoto per le coste tirreniche. Il maremoto non è d'altronde un evento così raro, anche se la tragedia più grande è legata a Messina più di 100 anni fa.

Quel che è accaduto in Giappone, con il forte sisma seguito dal devastante tsunami, deve far riflettere, in quanto scenari simili non sono assolutamente da fantascienza per il Mediterraneo le coste italiane. E' notizia fresca quella che il vulcano sottomarino Marsili (sul Tirreno Meridionale) si sarebbe risvegliato in queste ultimissime settimane. Cresce così il pericolo maremoto, se dovessero crearsi improvvisi eventi franosi lungo i versanti della montagna sottomarina.

L'allarme è stato lanciato dal Dottore Franco Ortolani, ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del territorio. Il nostro Paese non sarebbe pronto a fronteggiare un simile evento, anche se secondo le ultime ricerche vi sarebbero stati oltre 70 movimenti anomali del mare negli ultimi 2000 anni.

Il più recente maremoto è quello avvenuto il 30 dicembre 2002 a Stromboli, capace di inondare una fascia costiera molto ampia penetrando anche un po' all'interno ad altezze di alcuni metri superiori al livello del mare. Non si sono avute vittime, ma è bene sottolineare che se l'onda anomala fosse piombata sulla costa in piena estate, forse il dramma sarebbe stato reale con diversi bagnanti che potevano essere travolti.

Si è detto ripetutamente che un terremoto così intenso come quello del Giappone non si può verificare sul Mediterraneo. Non è sbagliato in fin dei conti, ma non dobbiamo mai dimenticare il grande terremoto dello Stretto di Messina del 1908. L'intensità sulla Scala Richter è stata di 7,2°: probabilmente non è così noto, ma una piccola parte delle vittime (totale complessivo di oltre 100.000 morti) di quel sisma furono proprio causate dagli effetti devastanti del maremoto, con un'onda alta oltre 10 metri che sorprese coloro che si erano rifugiati in spiaggia pensando di stare più al sicuro.

La forza dell'acqua giocò un ruolo enorme nella devastazione di Messina, data l'altezza dell'onda peraltro superiore a quella del grande tsunami sul Pacifico del 2004. Secondo alcune recenti tesi di studiosi, questo maremoto di Messina non fu una causa diretta del sisma, ma piuttosto indiretta a causa di una frana sottomarina verificatasi nel messinese jonico (per via dello scuotimento sismico), tanto che le onde più alte (probabilmente fino a 15 metri d'altezza) avrebbero colpito la parte della costa reggina ionica. Nella storia non è stato l'unico maremoto disastroso: altri eventi rimasti impressi e tramandati ai giorni nostri si sono verificati nel 1764 sulla Penisola Salentina e nel 1693 su molte aree del Meridione.

immagine 1 del capitolo  del reportage 20129

I maremoti che hanno interessato le coste italiane negli ultimi 2000 anni secondo i dati ufficiali. E' evidente che il maggior numero di eventi di maggiore intensità si è verificato tra le Isole Eolie, le coste della Calabria meridionale e della Sicilia orientale. Fonte INGV

immagine 2 del capitolo  del reportage 20129

La localizzazione del Vulcano Marsili sul Tirreno Meridionale ed i tempi di propagazione dell'onda in caso di forte movimento franoso. Come vediamo, sono ristretti davvero a pochi minuti, con il rischio che la popolazione esposta non si possa mettere in salvo.

Che differenza c'è fra l'evento giapponese e quello che potrebbe accadere, speriamo ovviamente mai, sul Mediterraneo? In linea di massima i maremoti capaci di propagarsi per migliaia di chilometri lungo gli oceani sono generalmente quelli di origine tettonica. Invece le frane sottomarine o le esplosioni vulcaniche causano di solite ondate di minore lunghezza e che si attenuano velocemente, creando però spesso una maggiore altezza dell'onda, soprattutto prima d'impattare sulla costa. La propagazione è dunque diversa, ma è chiaro che la vicinanza delle nostre coste al vulcano Marsili ci rende vulnerabili alle possibili disastrose conseguenze di un eventuale maremoto. Occhi aperti quindi, ma niente allarmismi ingiustificati: sarebbe un ottimo passo quello di fare dei progressi sulla prevenzione.

Mauro Meloni


Per saperne di più sul vulcano Marsili clicca qui.

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